Alberto Burri: the Trauma of Paintings - Fondazione Burri

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Alberto Burri: the Trauma of Paintings

Dal 9 ottobre 2015 al 6 gennaio 2016 il Solomon R. Guggenheim Museum ospiterà un’importante retrospettiva dell’artista italiano Alberto Burri (1915– 1995), la prima in oltre trentacinque anni e la più completa mai allestita negli Stati Uniti. Esplorando la bellezza e la complessità del processo creativo che sta alla base delle opere di Burri, l’esposizione elegge l’artista a protagonista della scena artistica del secondo dopoguerra, rivedendo la tradizionale letteratura sugli scambi culturali tra Stati Uniti e Europa negli anni ’50 e ‘60. Burri prese le distanze dalle superfici pittoriche e dallo stile gestuale propri sia dell’Espressionismo astratto americano sia dell’Arte informale europea, rimaneggiando pigmenti singolari, materiali umili ed elementi prefabbricati. Anello di transizione tra collage e assemblaggio, Burri raramente ricorreva all’uso della pittura e del pennello, prediligendo la lavorazione della superficie per mezzo di cuciture, combustioni e lacerazioni, per citare alcune delle sue tecniche. Ricorrendo a sacchi di juta strappati e rammendati, tele con gobbe in rilievo e plastiche industriali fuse, le opere di Burri alludono spesso a corpi umani, membrane e ferite, ma lo fanno attraverso un linguaggio totalmente astratto. La qualità tattile del suo lavoro anticipa il Postminimalismo e il movimento artistico femminista degli anni ‘60, mentre i suoi “monocromi materici” rossi, neri e bianchi sfidano i concetti di purezza linguistica e semplificazione delle forme tipici del modernismo formalista americano.

Raggruppando oltre 100 opere, molte delle quali mai esposte al di fuori dei confini italiani, la mostra sottolinea come Burri abbia attenuato la linea di demarcazione tra dipinto e rilievo plastico, creando una nuova poetica di dipinto-oggetto che influenzò direttamente il Neodadaismo, l’Arte Processuale e l’Arte Povera. La mostra Alberto Burri: The Trauma of Painting è organizzata da Emily Braun, Distinguished Professor presso l’Hunter College e il Graduate Center della City University di New York, Guest Curator del Solomon R. Guggenheim Museum, con il supporto di Megan Fontanella, Associate Curator per le Collezioni e le Provenienze del Solomon R. Guggenheim Museum, e da Carol Stringari, Vice Direttore e Conservatore Capo della Solomon R. Guggenheim Foundation che ha collaborato al catalogo. L’esposizione si svela al pubblico lungo le rampe del Guggenheim sia cronologicamente sia attraverso le fasi artistiche di Burri, riproducendo il percorso dell’artista attraverso vari supporti, superfici e colori. Nel corso della propria carriera Burri dimostrò infatti un particolare interesse alla storia della pittura, forte di un profondo legame con l’arte rinascimentale dovuto alla sua terra natale: l’Umbria. La mostra sottolinea inoltre il dialogo con il minimalismo americano che ha plasmato le ultime opere dell’artista.

Richard Armstrong, Direttore del Solomon R. Guggenheim Museum and Foundation, ha commentato “Attraverso il sapiente lavoro del nostro team, guidato da Emily Braun, stiamo ponendo l’accento su aspetti inediti relativi agli innovativi e sperimentali processi creativi di Alberto Burri. Rianalizzare le mostre e le pubblicazioni del Guggenheim dedicate a Burri nel secondo dopoguerra ci permette di approfondire la nostra storia con questo importante artista. Siamo lieti di poter celebrare il centenario della nascita di Burri attraverso questa importante retrospettiva”.

Alberto Burri: The Trauma of Painting è stata resa possibile grazie al sostegno di Lavazza. Il Guggenheim Museum ringrazia la Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri per la collaborazione. Si ringrazia inoltre anche The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts che ha sostenuto questa iniziativa e la generosità dimostrata dal Leadership Committee dell’esposizione, presieduto da Pilar Crespi Robert e dal consigliere d’amministrazione Stephen Robert. Un ringraziamento speciale va a Maurice Kanbar, nonché a Luxembourg & Dayan, alla fondazione Richard Roth, Isabella del Frate Rayburn, Sigifredo di Canossa, Dominique Lévy, Daniela Memmo d’Amelio, Samir Traboulsi, Alberto e Gioietta Vitale, e tutti coloro che preferiscono mantenere l’anonimato.

Ulteriori fondi sono stati messi a disposizione da Mapei Group, E. L. Wiegand Foundation, Mondriaan Fund, Italian Cultural Institute of New York, La FondazioneNY e il New York State Council on the Arts.

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