Biografia di Alberto Burri

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Alberto Burri
cenni biografici

Alberto Burri nasce a Città di Castello (Perugia) il 12 marzo 1915. Si laurea in medicina nel 1940. Quale ufficiale medico è fatto prigioniero dagli inglesi in Tunisia nel 1943 e inviato in un campo negli U.S.A. a Hereford in Texas. Qui abbandona la professione medica e comincia a dipingere. Dopo la guerra, tornato in Italia nel 1946, si stabilisce a Roma e si dedica interamente alla pittura. Nel 1947 e 1948 tiene le prime mostre personali a Roma (Galleria La Margherita) presentato dai poeti Libero De Libero e Leonardo Sinisgalli. Dopo un breve viaggio compiuto a Parigi (1948) avvia una pittura astratta a base di materiali extra-pittorici come la pomice, il catrame ed altri, “presentando” la materia stessa quale base della sua pittura.

Dal 1950, dopo i Catrami (1948-1949), assume rilievo la creazione dei Sacchi, fino a predominare nelle mostre personali che, dopo Roma, si tengono ormai in varie città americane ed europee: Chigaco, New York, Colorado Springs, Oakland, Seattle, São Paulo, Parigi, Milano, Bologna, Torino, Pittsburgh, Buffalo, San Francisco. Si deve sottolineare in questi anni il ruolo svolto da J.J. Sweeney per gli inviti rivolti a Burri ad esporre al Guggenheim Museum di New York sin dal 1953 (Younger European Painters). Negli anni Cinquanta Burri elabora altresì le Combustioni, i Legni e i Ferri e negli anni Sessanta le Plastiche trasparenti, tutti con l’impiego del fuoco, ordinando il repertorio delle sue opere in mostre personali antologiche nelle città di Roma, L’Aquila, Livorno, Houston, Minneapolis, Pasadena, Darmstadt, Rotterdam, Torino e Parigi.

Nel 1973 Burri riceve dall’Accademia Nazionale dei Lincei il Premio Feltrinelli per la grafica. Negli stessi anni Burri opera una progressiva esemplificazione degli aspetti formali della sua pittura con i Cretti (acrovinilici) e i Cellotex (composti lignei) e alla fine del decennio Settanta avvia alcuni cicli pittorici di grandi dimensioni a struttura policroma. Il primo, denominato Il Viaggio, è presentato nel 1979 in uno degli Ex Seccatoi del Tabacco di Città di Castello, in seguito destinati a divenire uno dei due Musei Burri. Nel 1980 realizza il ciclo degli Orti esposti nell’edificio gotico Orsanmichele di Firenze, quindi il Sestante (1983) agli ex Cantieri Navali alla Giudecca di Venezia e inoltre i cicli Annottarsi (1985-1987) che, a partire da Roma, saranno esposti in varie città europee. Intanto la reazione dell’informazione relativa alle esposizioni subisce sensibili mutamenti: dalle prime scandalizzate ripulse, all’accettazione motivata e fino all’esaltazione acritica. È significativo, per contro, registrare che le prime assonanze e spesso nel corso degli anni, provengano da voci di poeti (L. De Libero, L. Sinisgalli, E. Villa, A.P. de Mandiargues, G. Ungaretti, C. Vivaldi e altri). Se nel 1955 viene pubblicata la prima monografia sull’opera di Burri a cura di J.J. Sweeney, l’Obelisco Roma, saranno spesso esponenti della critica internazionale a seguire il processo linguistico dell’opera di Burri (J.P. Byrnes, 1955; M. Tapié, 1956; P. Wember, 1959; H. Read, 1960; etc.). Pagine appassionate gli vengono dedicate anche da Francesco Arcangeli (1957), da Giulio Carlo Argan (1959 e 1960), Maurizio Calvesi (1959 e 1971), Enrico Crispolti (1961 e 1962). Dal 1962 si distingue l’apporto recato dagli studi di Cesare Brandi culminato con la monografia Burri, Editalia Roma 1963, contributi al catalogo generale di V. Rubiu. Nei due decenni 1970 e 1980 è intenso il lavoro espositivo ed esegetico dovuto a Sweeney ma anche ad A. Passoni (1971), J. Leymarie (1972), B. Mantura e G. De Feo (1976), G. Nordland (1977), R. Causa e G. C. Argan (1978), N. Sarteanesi, E. Steingräber (1979 e 1980), V. Bramanti (1980), J. Butterfield (1982), C. Bertelli, V. Maderna, C. Pirovano (1984), D. Abadie (1984).

Nel 1978 Burri dà vita alla Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri a Città di Castello, con il compito di promuovere, gestire e diffondere la sua opera. Nel 1981 la Fondazione inizia pubblicamente la sua attività presentando nella sede museale di Palazzo Albizzini il primo nucleo della Collezione Burri ordinato personalmente dal Maestro. Nel 1989 la Fondazione acquisisce completamente il complesso degli Ex Seccatoi del Tabacco di Città di Castello che, dipinti completamente di nero per volontà di Burri, assumono l’aspetto di una grande opera architettonica museale, contenitore ideale per i suoi cicli pittorici di grandi dimensioni. Nel verde antistante gli Ex Seccatoi, Burri colloca tre grandi sculture metalliche dipinte: Grande Ferro Sestante, Grande Ferro K e il Grande Ferro U. Tra il 1991 e il 1993 Burri realizza gli ultimi grandi cicli Metamorfotex e Il Nero e l’Oro, ognuno composto da dieci grandi Cellotex. Nel 1994 viene celebrata la donazione di Burri alla Galleria degli Uffizi di Firenze che comprende un dipinto Bianco e Nero del 1969 e tre serie di opere grafiche datate 1993-1994. Alberto Burri muore a Nizza il 13 febbraio 1995.

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